Dojo Kun è un gioco da tavolo italiano, per 1-4 giocatori della durata di un’ora e mezza circa, che ha letteralmente sbancato la fiera di Essen. A Lucca è arrivato allo stand della Asterion Press che lo distribuisce alle cinque del venerdì sera e le copie sono andate via in un battibaleno. Dojo Kun ci mette alla guida di un Dojo con lo scopo di preparare due atleti per il torneo dei campioni che si svolge alla fine di ogni anno. Si gioca per due anni e quindi ci sono due tornei per cui prepararsi.
Ogni Dojo può contare su un maestro dello stile prescelto e su una serie di adepti, da uno a quattro, di quello stile di combattimento. Tutti i personaggi sono caratterizzati da quattro abilità. Salto, Presa, Parata e Colpo. Possono acquisire da uno a tre livelli di esperienza/forza in ognuna di queste abilità.
Ogni anno di Dojo Kun si divide in quattro turni/stagione. I primi tre sono di preparazione mentre il quarto è dedicato al torneo. Durante i primi tre turni il gioco è un classico worker placement. Ogni giocatore può eseguire tante azioni quanti sono gli atleti del suo dojo più il maestro. All’inizio si parte tutti con il maestro e il suo senpai, ovvero l’allievo prediletto.
Ci sono quattro board a cui possono accedere tutti e un board personale che è il proprio dojo. Sui board collettivi chi arriva per primo può svolgere le azioni migliori, mentre sul proprio dojo solo il rispettivo proprietario può svolgere le azioni previste. Alcune azioni si possono compiere solo col maestro, mentre altre sono aperte anche agli allievi. Le azioni possibili sono molteplici:
– Ampliare il dojo
– Dotare il dojo di nuove strutture
– Attirare nuovi atleti
– Sviluppare una tecnica segreta
– Scoprire una mossa speciale
– Intraprendere un’avventura
– Acquisire prestigio o Ki
– Utilizzare le strutture del dojo per migliorare le proprie abilità
– Allenarsi col maestro all’interno del dojo
Le migliorie al dojo permettono, in genere, degli allenamenti più performanti. Gli ampliamenti, invece, allargano fisicamente il board dedicato al nostro dojo consentendo l’arrivo di nuovi atleti e creando spazio per nuove strutture.
Uno dei punti di forza di Dojo Kun, però, è quello che riguarda gli atleti. Sono presenti delle vere e proprie icone dell’immaginario collettivo legato alle arti marziali. Ken il Guerriero, suo fratello Raul, i personaggi di Street Fighter e Mortal Kombat, Jean Claude Van Damme, Steven Segal, L’Uomo Tigre, Hulk Hogan e molti altri. Ovviamente sono delle caricature, ma si capisce benissimo a chi è diretta la citazione/omaggio dell’autore.
Le tecniche segrete servono a potenziare una delle abilità del personaggio mentre le mosse speciali si attivano durante i combattimenti grazie anche alla forza spiriturale, il Ki, che si accumula durante l’allenamento. Le avventure sono delle missioni che uno degli atleti va a compire. In genere si tratta di malmenare il cattivone di turno. Il bottino è tutta esperienza da utilizzare per il torneo e per il proprio miglioramento personale. All’interno del Dojo, invece, si bada solo alle quattro abilità ed a come farle crescere il più possibile.
Finita la fase di preparazione si arriva al tanto sospirato torneo di fine anno. Se durante i tre turni di preparazione si sono scelte le prenotazioni ci si prendere l’avversario più gradito o odiato a seconda dello stile di gioco. Altrimenti si procede al sorteggio integrale. Se per qualche motivo non si arriva, con gli atleti dei giocatori, al numero di otto partecipanti entrano in gioco i temuti combattenti del clan del teschio. Dei bot piuttosto rognosi da mettere a terra.
Dopo tanti allenamenti e sorteggi di tabelloni si arriva al clou. Alle mazzate. Ogni atleta, al netto di bonus vari, tira tanti dadi quanti sono i suoi livelli di esperienza nelle varie abilità. Ogni abilità ha il suo set di dadi differenti. Dopo aver tirato i suoi dadi l’atleta si ritrova con quattro valori e li andrà a confrontare in questo modo: Il salto riduce la presa dell’avversario, la presa riduce la parata dell’avversario, la parata riduce i colpi e i colpi provocano danni. Alla fine dello scontro chi ha messo a segno più colpi vince il combattimento e passa al turno successivo. Se finisce in parità si fa un altro scontro ed entrambi i contendenti riportano delle ferite che poi si trascineranno anche nei turni successivi del torneo. Chi non partecipa allo scontro può scommettere sull’esito dell’incontro aumentando, così, il proprio prestigio. Il piazzamento nel torneo, le migliorie e le espansioni del dojo, gli atleti e tutti i punti ottenuti durante il gioco vanno ad aumentare il prestigio del dojo. Chi ha più prestigio vince.
Dojo Kun è uno di quei giochi che dalla lettura del regolamento ti regala una sensazione di già visto e di poco attraente. Dieci minuti dopo aver messo le mani sul primo upgrade del proprio dojo ci si sorprende ad urlare “Ti spiezzo in due” al proprio miglior amico. Il gioco ha delle meccaniche molto semplici che unite alla caratterizzazione dei personaggi, e all’immaginario collettivo a cui fanno riferimento, lo rendono dannatamente divertente. Il combattimento, con questo sistema di carta sasso e forbice a rotazione, è ben strutturato senza diventare pesante. C’è sempre lo stimolo a migliorare i propri atleti ed anche quelli che sono indietro in classifica possono comunque sperare di vincere il prossimo torneo. L’ambientazione è buona. La fortuna può incidere sul singolo incontro, il colpo fortunato che c’è nelle arti marziali, ma alla lunga vince chi ha giocato meglio. Il gioco è quasi totalmente indipendente dalla lingua, la grafica e le icone sono molto chiare. L’edizione commercializzata dalla Yemaia è multilingua per quanto riguarda il regolamento e c’è anche quello in italiano all’interno. La longevità e la variabilità sono molto buone. Insomma siamo di fronte ad un bel mix di american game e german game. Un gioco molto divertente da giocare che se vi piace il genere vi allieterà più di una serata. Io sono molto soddisfatto dell’acquisto. A Lucca Comics and Games erano in distribuzione anche le due promo card. Una delle due palesemente dedicata a Chuck Norris, uno spettacolo.